A Padova li chiamano i “Ragazzi di Trenitardo”, ed è così che hanno voluto essere intervistati loro, collettivamente. Nessun individualismo, nessun protagonismo personale, quello che conta per loro è il loro progetto la cui forza sta nella collettività e nella condivisione.
I ragazzi di Trenitardo sono universitari, di quelli che prendono il treno tutte le mattine, e che come tanti altri pendolari subiscono i disservizi del nostro sistema ferroviario. Ma a differenza dei pendolari rassegnati che pensano che protestare non serva a nulla, o di quelli arrabbiati che inveiscono contro l’azienda o sfogano la rabbia sul controllore di turno, loro hanno sfidato il sistema appropriandosi dei mezzi della loro generazione, e hanno sviluppato una app: Trenitardo.
Una app che inizialmente abbiamo preso tutti un po’ come un gioco, come un’occasione per protestare riconoscendoci in una collettività, ma di cui in pochi giorni abbiamo capito le potenzialità ed il potere. Trenitardo è una app che misura il tempo che un pendolare perde a causa dei ritardi dei treni, e lo fa attingendo i dati dai server di Trenitalia.
Un’idea talmente buona quella della app, che il team di Trenitardo ha ricevuto da Sistemi Territoriali S.p.A. un contributo di 18.000 euro per verificare e segnalare i disservizi e per raccogliere dati sul gradimento del servizio, e che i “Ragazzi di Trenitardo” ci raccontano in questa intervista.
Com’è nata l’idea di sviluppare la app, e chi l’ha avuta?
L’idea è nata da Davide, un ragazzo appartenente al Sindacato degli Studenti, che per molti anni ha fatto la sua vita universitaria come pendolare sulla linea Padova-Belluno. Proprio “grazie” alle molte problematiche relative a quella particolare tratta si è pensato a come poter quantificare il disagio subito da tutti gli studenti che come lui ogni giorno viaggiavano verso Padova per andare a lezione.
Da subito abbiamo trovato supporto e collaborazione anche dall’ASU di Padova, da ZoeLab di Venezia e da NeoAteneo di Udine, associazioni e gruppi studenteschi appartenenti alle grandi città universitarie del nordest, ed insieme a loro è avvenuto il vero lancio dell’iniziativa, del sito e dell’app.
Quali difficoltà avete incontrato per sviluppare la app?
I problemi legati a sito e app sono stati più di tipo formale che informatico: per evitare che il sito restasse solamente uno “sfogatoio” e potesse avere invece un vero valore, era necessario trovare il modo di rendere i dati raccolti il più ufficiali possibile (cosa impensabile se si fosse ad esempio lasciata all’utente la possibilità di inserire manualmente il proprio ritardo), e garantire immediatezza e semplicità nell’utilizzo del sito.
Abbiamo trovato la soluzione ad entrambi i problemi chiedendo all’utente solo due informazioni: tratta ed orario del proprio treno. In questo modo il database di treni passanti per le città prese come modello, riusciva a risalire al ritardo effettivo del singolo treno tramite l’app di Trenitalia stessa, ovvero mobile.viaggiatreno.it, permettendoci quindi di avere un dato non solo verosimile, ma anche già riconosciuto come reale dalla stessa ditta esercente il servizio.
Vista l’ampia diffusione che da subito ha avuto il progetto ci sono arrivate molte richieste per l’inserimento di altre città nella app così, già dopo una settimana, abbiamo aggiunto anche Treviso. Attualmente il sito copre la totalità delle tratte che, almeno per una stazione, transitano in Veneto o Friuli Venezia Giulia.
La maggiore difficoltà informatica che abbiamo incontrato è legata invece alla gestione dell’enorme mole di dati che ogni giorno riceviamo, con un monitoraggio costante di oltre 1000 treni al giorno dal 18 novembre 2013 ad oggi. È stato infatti fondamentale avere da subito un’automatizzazione dell’intero sistema, sia per la catalogazione dei dati che per la creazione delle statistiche visionabili sul sito.
La vera sfida per il futuro sarà capire come poter raccogliere dati da tutte le tratte non coperte da Trenitalia, e quindi non reperibili su mobile.viaggiatreno.it.
Dalla diffida di Trenitalia al finanziamento di Sistemi Territoriali per censire i disservizi. Vuoi raccontarci questi tre mesi?
Con il passare delle settimane hanno iniziato ad aumentare le segnalazioni ed il lavoro svolto nei mesi precedenti è stato ampiamente ricompensato. I media locali e nazionali ed i quotidiani, che focalizzavano sempre maggiore attenzione sul nostro progetto e sulla situazione del sistema ferroviario regionale, si sono concentrati in particolar modo sul nuovo orario cadenzato su cui la Regione Veneto ha puntato molto, come vanto per un miglioramento strutturale dell’intero sistema.
Oltre alle soddisfazioni è arrivato presto il primo grande problema: una diffida da parte di Trenitalia in cui si evidenziava la somiglianza del logo e si criticava il progetto stesso in quanto svalutava, a detta dell’azienda, il loro lavoro. Questo non ci ha demoralizzato, il progetto è continuato e, grazie all’aiuto di Federconsumatori, siamo riusciti a raggiungere un accordo con Trenitalia e ad ottenere il ritiro della diffida, mantenendo la bontà del progetto e dei tanti ragazzi che ci lavorano senza attaccare il lavoro di nessuno, in primis quello di Trenitalia. Oltre a quest’ultima infatti anche Sistemi Territoriali S.p.A. gestisce alcune linee ferroviarie censite all’interno del nostro database.
Proprio Sistemi Territoriali ha voluto contattarci per collaborare con noi in un nuovo progetto al fine di monitorare il sistema ferroviario regionale fino al 31 dicembre 2014.
Questo monitoraggio rientra nella Delibera della Giunta Regionale n°2629 del 30 dicembre 2013, è finanziato dalla Regione Veneto e gestito poi da Sistemi Territoriali. Non solo un’analisi sul campo ad opera di 30 ragazze e ragazzi per individuare ritardi, sovraffollamento e composizione dei treni, ma anche la preparazione di un questionario online, chiamato QuestioBInario. Andando sul sito www.trenitardo.org ciascun viaggiatore può segnalare la propria soddisfazione o meno sul sistema ferroviario regionale del Veneto.
Una visione a 360 gradi del trasporto su ferro e delle problematiche percepite dai viaggiatori. Non più solo ritardi quindi, ma un’evoluzione dello strumento Trenitardo.
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Ovviamente l’allargamento del progetto a livello nazionale è uno degli obiettivi che ci siamo prefissati sin dalla nascita di Trenitardo, ma questo verrà fatto lasciando ad ogni città e Regione entrante libertà di gestione ed organizzazione relativamente all’utilizzo dei dati.
Questo perché Trenitardo non vuole essere solo uno “sfogatoio”, ma vuole essere uno strumento che possa permettere di creare dei dati sensibili da poter utilizzare per trovare soluzione a problemi e vertenze territoriali. Siamo già in contatto con molte altre realtà studentesche da tutta Italia, per lo più facenti parte della Rete della Conoscenza, a cui abbiamo presentato il progetto ed i nostri intenti raccogliendo un largo interesse. Da tutti è fortemente condivisa la volontà di aiutare a portare avanti insieme il sito per ottenere un reale miglioramento della qualità di un servizio ed un diritto come quello della mobilità pubblica, che si trova ad essere sempre più spesso un obbligo piuttosto che una scelta, specialmente per chi, come noi, è studente o lavoratore e non ha molte alternative al trasporto su rotaia per recarsi alla propria Università o sul posto di lavoro.
Di cosa avete bisogno per continuare?
Forse la risposta potrebbe essere scontata, ma ci servono nuovi volontari disposti ad aiutarci. Da quando abbiamo iniziato sette mesi fa, quello che era solamente un sito di raccolta dati è diventato ben altro, e alla base stabile del nostro database si sono affiancate moltissime cose, come il monitoraggio fisico nelle stazioni venete, il QuestioBInario, i tavoli generali di discussione con i vari comitati di pendolari e le altre realtà che operano nel settore del trasporto e la strutturazione, il rinnovamento e l’allargamento del sito, con anche il progetto di sviluppare l’app anche per altre piattaforme come iOS o MicrosoftMobile.
Le braccia e le menti disposte ad aiutare non sono mai troppe, e specialmente dal punto di vista informatico le nostre risorse sono al momento limitate. Per associazioni no-profit come la nostra è sempre molto difficile trovare la disinteressata ed indipendente volontà di impegnarsi per provare a portare un miglioramento dove ora c’è un problema, ma ci piace pensare che tutto quello che stiamo riuscendo a costruire insieme ai molti utenti che ogni giorno interagiscono con noi non sia solo un castello di carte o un cavalcare l’onda del malcontento che si è fatta abbastanza imperiosa con l’arrivo del nuovo orario cadenzato, quanto piuttosto un mezzo forse limitato ma utile ed utilizzabile da chiunque per poter dire la propria opinione contribuendo ogni giorno a dipingere quello che è il reale panorama della mobilità regionale.
Per il resto, come cantava Gaber, libertà è partecipazione, e chiunque sia disposto a darci una mano è ovviamente il benvenuto.
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