Sexting: un “selfie” pericoloso per gli adolescenti

sexting selfie ragazzi

Selfie: una moda innocua o un cattivo esempio?

Alzi la mano chi quest’anno non ha mai sentito pronunciare la parola “Selfie”.

Senza avere doti di preveggenza, credo che le mani alzate saranno proprio poche dato che “Selfie”, secondo Oxford Dictionary  risulta la parola più usata nel 2013 tra le oltre 150 milioni di parole inglesi monitorate nel mondo del web moltiplicando, rispetto all’anno precedente,  il suo utilizzo del 17mila per cento

La parola “Selfie” può essere tradotta in italiano con autoscatto e indica una fotografia di se stessi realizzata  con uno smartphone o un tablet e condivisa sui social network.

Il vice-presidente degli Stati Uniti Joe Biden si è iscritto ad Instagram e ha pubblicato il suo primo #selfie con il Presidente Obama

Il vice-presidente degli Stati Uniti Joe Biden si è iscritto ad Instagram e ha pubblicato il suo primo #selfie con il Presidente Obama

La moda sembra  innocua e divertente ed è diventata talmente virale da  aver contagiato anche i VIP che non riescono a fare a meno di condividere le loro foto in qualsiasi ora del giorno e della notte e durante qualsiasi momento (persino in bagno).

E allora? Tutto normale? È buona abitudine fotografarsi in qualsiasi momento e condividere i propri scatti sui social network con il resto del mondo?

Per rispondere a queste domande propongo di allargare  la prospettiva introducendo  il “Rapporto Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza” elaborato da Eurispes e Telefono Azzurro che mette in luce come i primi smartphone arrivino nelle mani dei bambini verso i 7 anni. Ne emerge subito un quadro preoccupante in cui i bambini cominciano a scambiarsi video e foto con molta disinvoltura. E in men che non si dica l’unione del “selfie”, la diffusione della tecnologia e la sua facilità di utilizzo provocano l’allarme sexting.

Il sexting : un fenomeno in continua crescita

Il termine “sexting”, deriva dall’unione delle parole inglesi “sex” (sesso) e “texting” (pubblicare testo) e possiamo definirlo come lo scambio e la condivisione di materiale con immagini, testi o video a sfondo sessuale tramite sms, posta elettronica, mms o qualsiasi altro tipo di  invio digitale.

Il “sexting” è un fenomeno che in Italia è in continua crescita. Gli adolescenti spesso si fotografano in pose provocanti e mandano le foto/video ad una persona di cui si fidano non rendendosi conto dei rischi legati a questa pratica.

Alla base di tutto c’è l’ingenuità: gli adolescenti non colgono i pericoli del sexting, lo percepiscono come un gesto goliardico tanto che quasi il 50% degli adolescenti italiani confessa di non considerare il ”sexting” una pratica rischiosa.

I genitori cosa possono fare? Parlare, parlare, parlare

L’educazione alla tecnologia ha una tappa obbligata: i genitori devono esporre i rischi della rete ai propri figli spiegando che una foto pubblicata sul web potrebbe non essere mai più rimossa.

La pervasività della tecnologia consente di diffondere le immagini molto rapidamente con invii multipli, con condivisioni sui social e con pubblicazioni sul web che raggiungono un numero elevato di persone.

Bisogna spiegare all’adolescente che una persona (un amico, un fidanzatino, ecc) che si considera di fiducia può decidere di diffondere il materiale compromettente e procedere anche ad un eventuale ricatto. Insomma, terreno fertile per i pedofili che spesso agganciano gli adolescenti tramite i social network, ne conquistano la fiducia, si fanno spedire materiale a sfondo sessuale e poi li ricattano con richieste sempre più esplicite.

Infine non dimentichiamo che spesso il sexting è anche uno strumento di Cyberbullismo.


Il video di Amanda Todd, una sedicenne canadese suicida,
vittima di cyberbullismo e perseguitata in seguito ad un selfie del suo seno

Controllate i vostri bambini

Mi dispiace dirlo ma, a volte, parlare solo con i propri figli non basta. Parlare è indispensabile, informarli su tutti i pericoli della rete è un obbligo per tutti  ma spesso i figli decidono comunque di percorrere un’altra strada rispetto a quella che gli è stata indicata. E allora, cosa si può fare?

I genitori devono ricorrere al piano B: il controllo. È impensabile che bambini dagli 8 anni ai 14 anni siano iscritti ai social network senza nessun controllo da parte dei genitori (senza sottolineare il fatto che l’età minima per iscriversi a Facebook è 13 anni.)

Se il vostro bambino possiede già uno smartphone potete configurare il vostro telefono con gli stessi account che possiede lui attuando la sincronizzazione del telefono, in questo modo ogni volta che scatterà una foto, riceverà un messaggio sui social network o riceverà una richiesta di amicizia ne sarete informati anche voi.

Se vostro figlio, invece, vi sembra già abbastanza grandicello e responsabile da saper gestire i pericoli della rete potete semplicemente accedere qualche volta ai suoi account e alla posta elettronica.

5 MAGGIO: Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia

Immagine tratta dal sito  www.azzurro.it

Immagine dal sito www.azzurro.it

Il team di Cowinning decide di  pubblicare questo articolo oggi che è la Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia.
Questa giornata è stata istituita con la Legge n. 41 del 4 maggio 2009  per sensibilizzare contro gli abusi sui minori e rappresenta un importante momento di riflessione per l’azione di prevenzione e contrasto del fenomeno.

Questo post è il nostro contributo a questa giornata in cui vogliamo gridare a gran voce il nostro “NO” alla pedofilia e alla pedopornografia

E voi cosa ne pensate del sexting? Pensate possa essere una soluzione parlarne nelle scuole o è un argomento che devono affrontare esclusivamente i genitori?

Katia D'Orta

Autore Katia D'Orta

A pranzo mangio html, cms, creatività, seo, social network, web...mi farà male? Lavoro come webmaster presso Tre W s.c , una web agency di Torino e sono Laureata in economia e amministrazione d'impresa con una tesi sul Web 2.0. Mi batto attivamente contro il Digital Divide e il Cyberbullismo con corsi di formazione nelle scuole e per i cittadini, credo nella condivisione della conoscenza attraverso la Rete.

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