Come comunicare un contenuto in maniera chiara e comprensibile, e soprattutto adatta a chi ci ascolta, è da sempre il cruccio di noi che ci occupiamo di comunicazione digitale. Se poi siamo anche ex studenti freschi freschi di un Master in Comunicazione delle Scienze, di strategie di comunicazione, analisi del target, strumenti da utilizzare e canali su cui inserirci ne abbiamo sentito parlare eccome. Continuiamo a sentirne parlare a dir la verità, oltre ad averne fatto da poco una tesi discussa con entusiasmo e soddisfazione.
Ma partiamo dalla sovrana imperatrice dei nostri contenuti: la scienza. A lezione ci hanno sempre insegnato ad essere precisi, la scienza è una cosa seria e va trasmessa con cura, per evitare di finire in quel mare che si chiama pseudoscienza di cui Internet è pieno zeppo. In questo modo però il rischio è di scrivere qualcosa di “troppo difficile” per il nostro pubblico, col risultato che, oltre a non aver distribuito conoscenza, avremo anche fatto depennare i nostri articoli dalla lista di chi avrebbe voluto leggerci. Come mettere insieme quindi la semplicità sufficiente ad essere capiti dal nostro target e la semplificazione necessaria per raccontare la scienza senza banalizzarla? Di modi ne esistono molti nell’era dell’online, ma prima bisogna sempre considerare l’altro sovrano indiscusso del nostro network: il pubblico. Una caratteristica che accomuna grandi e piccoli, di qualsiasi formazione o estrazione sociale, è che di fronte a un contenuto che parla di scienza si sentono sopraffatti. Solitamente questa materia è vista come esclusiva competenza delle Università, il pubblico generico spesso non ci prova nemmeno a capire di che cosa si tratta, perché tanto quelli che se ne occupano sono dei “geni fuori dal normale”. Figuriamoci poi se una materia “seria” come la scienza si mette su Internet, ormai c’è talmente tanta disinformazione che gira in rete, che forse è meglio non pensarci nemmeno. Quella che noi comunicatori invece vogliamo diffondere e far capire, è che tutti hanno la capacità di comprendere la scienza, salvo che venga utilizzato lo strumento giusto. Ed è qui che entra in gioco il fumetto digitale.
Le storie a fumetti esistono dall’inizio del secolo scorso e sono talmente a portata di ragazzi (e ormai anche di adulti), che nessuno oserebbe pensare di non essere all’altezza di leggerli. Quindi, se proviamo a mettere insieme questo genere, recentemente molto rivalutato anche a livello culturale, e contenuti non molto agili per il pubblico, potremmo ottenere la combinazione vincente per far arrivare il nostro messaggio al nostro target. Che ve ne pare? Magari in Italia non abbiamo molti esempi di questo tipo di comunicazione scientifica via web, ma all’estero ci sono riusciti con successo già in molti, con esperimenti che viaggiano anche attraverso i Social Network. Il primo esempio che vi porto, principalmente perché ci sono molto affezionata, è Saturday Morning Breakfast Cereal, il webcomic di Zach Weiner. Fumettista americano dell’Alabama Zach, dopo la laurea in Lettere e vista la sua passione e bravura con i fumetti che disegna fin dal liceo, ha deciso di fare delle sue vignette a carattere scientifico una vera e propria professione, iscrivendosi a Fisica in un secondo momento per completare la sua formazione di fumettista scientifico. Weiner ha un sito in cui pubblica regolarmente i suoi lavori, tutti rigorosamente digitali, ed è molto attivo anche sui Social Network con una pagina Facebook dove condivide ciò che disegna con più di 180 mila follower (tra cui io).
Un’altra bella esperienza di successo, dura forse ma ricca di significato, è quella di Brian Fies. Anche lui illustratore e autore di un webcomic, ha portato sul web e tra la gente la storia di sua madre, malata di cancro, con Mom’s Cancer. Voleva raccontare il decorso della malattia per permettere alle persone in una situazione simile alla sua di “sapere cosa aspettarsi”. E ha trovato nel fumetto il mezzo perfetto. Mom’s Cancer racconta con rispetto e delicatezza la malattia, attraverso l’uso di metafore e talvolta anche di ironia. E questo gli è valso un Eisner award come Best digital comic, l’equivalente dell’Oscar per l’industria del fumetto, ma soprattutto i riconoscimenti sono arrivati dal pubblico e dalla comunità medica.
Risorse del genere esistono anche per bambini, un esempio è Medikidz. Oltre ad essere una collana di fumetti dedicati ai più piccoli che ha per protagonisti cinque supereroi con il compito di accompagnare i ragazzi in un viaggio virtuale all’interno del corpo umano e alla scoperta delle malattie che possono colpirlo, è anche un vero e proprio portale che vuole mettere in contatto i bambini di tutto il mondo tra di loro e con medici specializzati. Medikidz è un vero e proprio progetto di divulgazione medica in rete dedicato a piccoli e non, dove è possibile trovare anche un’enciclopedia (Medipedia) a misura di bambino. Ve lo sareste aspettato che i giornalini che leggevamo da piccoli sarebbero diventati uno strumento di divulgazione così efficace? Forse no, visto che la parola fumetto ci fa venire in mente Topolino e Superman di solito. Ma penso che questa sia una delle tante magie del web: riuscire a mettere insieme due realtà tra loro così diverse come fumetto e scienza, una votata all’intrattenimento e l’altra alla conoscenza, senza creare un’esplosione ma bensì un fenomeno digitale: non sarebbe stato possibile senza la condivisione di esperienze che Internet ci offre. Purtroppo in Italia stiamo ancora muovendo i primi, embrionali passi verso questo modo nuovo di distribuire conoscenza, ma vale davvero la pena provarci. In fondo, spiare una vignetta al pc mentre stiamo uscendo dal lavoro per la pausa pranzo può insegnarci qualcosa di nuovo senza quasi accorgercene, in un minuto o giù di lì.
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